“Nascita e sviluppo della diagnosi dalla mente del terapeuta a quella dell’adolescente” (in Novelletto, 1991) – un commento

Diagnosi in adolescenza: passeggiata nelle teorie

Leggendo il testo di Arnaldo Novelletto sulla diagnosi in adolescenza, mi sono venuti in mente dei parallelismi con un altro libro che ho letto di recente: “Noi siamo un dialogo” di Giovanni Stanghellini. Ho cercato di trovare dei punti di contatto da una parte tra l’approccio psicoanalitico del primo e quello fenomenologico del secondo e dall’altra tra questi due e l’approccio etnopsichiatrico. Ecco quindi una breve passeggiata nelle teorie sul tema dell’adolescenza.

diagnosi in adolescenza: passeggiata nelle teorie
Foto di Karolina Grabowska da Pixabay

Tra psicoanalisi e fenomenologia

Infatti, pensando alle caratteristiche dell’adolescente così come narrate da Novelletto e al concetto di Sé segreto, non ho potuto fare a meno di pensare l’adolescenza come la prima manifestazione dell’alterità perturbante di cui parla Stanghellini, di un primo presentificarsi dell’adulto (inteso come capacità autoriflessiva di Novelletto) dentro il bambino. Secondo Stanghellini, l’alterità interiore rappresenta la parte di sé che non coincide con se stessi; l’incontro con essa genera inquietudine, che può a sua volta produrre un certo grado di vulnerabilità alla psicopatologia. Il presupposto per la salute mentale è dunque che il dialogo con la propria alterità sia mantenuto aperto; nei casi in cui ciò non avvenga in maniera fisiologica, è necessario l’ingresso di un terzo (il terapeuta) nel panorama dialogico. Ma anche Novelletto sottolinea la natura relazionale del sé quando parla dell’importanza della condivisione delle immagini del sé (delle diagnosi) e del loro scambio tra paziente adolescente e terapeuta, con l’obiettivo terapeutico di arrivare alla diagnosi pubblica, che Stanghellini chiamerebbe identità narrativa.

Diagnosi in adolescenza: negoziazione in Etnopsichiatria

In questo senso, la crescente comunicabilità e compatibilità tra diagnosi differenti, nel processo che inizia con la diagnosi segreta e, passando per la diagnosi condivisa, arriva poi a quella pubblica, mi pare ricalcare bene il concetto etnopsichiatrico di negoziazione.

“L’etnopsichiatria […] considera la persona sofferente come un collaboratore esperto da arruolare in una comune ricerca. Il tecnico clinico e sociale cooperano insieme a lui per scambiare visioni teoriche (spesso conflittuali) e per ingaggiare un contraddittorio pubblico a cui invitare l’intero mondo oggettuale del paziente. In questa pratica sono importanti non solo i sintomi, le sindromi e le strutture personologiche ma, soprattutto, l’azione dei prodotti distintivi della sua realtà culturale” (Inglese e Cardamone, 2017).

Questo è tanto più vero quanto più si considera l’adolescente come membro di un gruppo sociale, un gruppo umano altro, che in quanto tale possiede la sua lingua, la sua organizzazione sociale, le sue regole, i suoi testi sacri, il suo sistema valoriale, la sua visione del mondo e i suoi strumenti tecnici (e tecnologici). In quest’ottica, il gruppo dei pari come il gruppo di esperti, svolge il “ruolo del gruppo come nuovo depositario elettivo della funzione diagnostica” (Novelletto, 1991). Nella prospettiva etnopsichiatrica il gruppo va presentificato nel setting terapeutico per mezzo della figura del mediatore etnoclinico che, avendo una doppia appartenenza, permette di rendere espliciti gli attaccamenti, i sistemi-pensiero e le affiliazioni non solo del paziente, ma anche del clinico, perché si possano modificare gli elementi disfunzionali per permettere un processo trasformativo.

Il presente articolo è riproducibile, in parte o in toto, esclusivamente citando autore e fonte

(Silvia Noris – www.silvianoris.it)

 

BIBLIOGRAFIA

  • Inglese, S. e Cardamone, G. (2017). Déjà vu 2. laboratori di etnopsichiatria critica. Paderno Dugnano (MI): Edizioni Colibrì
  • Moro, M.R. Et al. (2009). Manuale di posichiatria transculturale. Dalla clinica alla società. Milano: FrancoAngeli s.r.l.
  • Novelletto, A. (1991). Psichiatria psicoanalitica dell’adolescenza. Roma: Borla
  • Stanghellini, G. (2017). Noi siamo un dialogo. Milano: Raffaello Cortina Editore

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