“Concetti contemporanei sullo sviluppo dell’adolescente e loro implicazioni per l’educazione superiore” (in Winnicott, 1968) – un commento

L’adolescenza secondo Winnicott

Un discorso del ’68

Mi pare importante, per riflettere sull’adolescenza secondo Winnicott, partire dal titolo del suo testo: “Concetti contemporanei sullo sviluppo dell’adolescente e loro implicazioni per l’educazione superiore”. Winnicott è senza dubbio un gigante della teoria e della pratica clinica, ma lui stesso ci invita, quando titola di concetti contemporanei, a contestualizzarlo nella sua epoca storica; una volta notato questo particolare è stato interessante per me dare una seconda lettura tenendo a mente che si trattava di un discorso tenuto nel 1968.

Mi ha fatto un po’ sorridere rileggere in questa luce la parte in cui si sottolineano l’idealismo e l’irresponsabilità adolescenziali:

“L’immaturità è una parte preziosa della scena dell’adolescente. In questa sono contenute le più eccitanti caratteristiche del pensiero creativo, un nuovo e fresco sentire, idee per un vivere nuovo. La società ha bisogno di essere scossa dalle aspirazioni di coloro che non sono responsabili. Se gli adulti abdicano, l’adolescente diventa adulto prematuramente ed attraverso un processo falso. Un consiglio alla società potrebbe essere: per il bene degli adolescenti e della loro immaturità non si permetta loro di salire e di raggiungere una falsa maturità dando loro una responsabilità inadeguata, anche se ambita” (Winnicott, 1974).

Quale sguardo benevolmente paternalistico sui movimenti rivoluzionari giovanili dell’epoca! Chissà se quando parlava di idealismo, di libertà dei giovani di essere irresponsabili e di capacità degli adulti di confrontarsi senza spirito vendicativo, quando pronunciava le parole di cui sopra, Winnicott aveva in mente immagini come queste (John Lennon, 1968 e Londra, 1968):

l'adolescenza secondo Winnicott e neoliberismo

 

l'adolescenza secondo Winnicott e neoliberismo

 

 

 

 

 

Una teoria figlia della sua epoca

Winnicott sostiene approfonditamente il ruolo genitoriale nel superamento delle difficoltà insite nella fase adolescenziale dei figli, “il meglio che essi possano fare è di sopravvivere, di sopravvivere intatti, e senza rinunciare ad alcun principio importante” (ibid.). I genitori non devono abbandonare i figli nel momento della ribellione, pena rendere la ribellione stessa senza senso, devono anzi raccoglierne la sfida e dare al figlio adolescente il tempo di crescere, di maturare gradualmente verso la responsabilità. Chiaro, come da titolo, l’approccio educativo e pedagogico di Winnicott. “Dovete essere preparati ad essere gelosi dei vostri figli, che hanno migliori opportunità di sviluppo personale di quanto voi stessi abbiate avuto” (ibid.).

Oggi ha ancora senso?

L’ultima frase citata andrebbe oggi invertita completamente, giacché gli adolescenti di oggi sono destinati ad essere più poveri dei loro genitori (a questo proposito vedere ad esempio: https://www.repubblica.it/economia/2016/08/13/news/rapporto_mckinsey_famiglie-145899035/?refresh_ce).

Winnicott parla del lavoro come lo strumento principale per alleviare il senso di colpa e la paura dei giovani in crescita. Che dire allora, se il tasso di disoccupazione giovanile si assesta oggi, in Italia, oltre il 30%? (https://www.ilsole24ore.com/art/istat-febbraio-disoccupazione-107-01percento-quella-giovanile-328percento—ABo6xgjB).

Le teorie di Winnicott sono, inevitabilmente, figlie della sua epoca e di una visione liberistica del mercato, di quel mitico raggiungimento del benessere collettivo attraverso il rincorrere dell’interesse individuale:

“la società […] in quanto definizione, in termini collettivi, della crescita individuale verso il realizzarsi personale […] non vi è realizzazione personale senza società, e non vi è società al di fuori dei processi di crescita collettiva degli individui che la compongono” (ibid.).

Purtroppo però, questa illusione cavalcata per trent’anni, è definitivamente dissolta: la maggior parte della popolazione dispone di sempre meno potere politico, ricchezza e futuro (Bersani, 2017).

Famiglie sufficientemente buone

Per restare in tema di attualità, mi chiedo in che modo si possano utilizzare oggi le affermazioni teorico-operative di Winnicott, quando egli sostiene che “dato per scontato, qui, è un ambiente abbastanza buono che la facilita (la crescita)” (ibid., parentesi mia), non solo in termini di ambiente sociale (comunque considerato buono, se pure imperfetto), ma anche di ambiente familiare. In particolare se Winnicott sottolinea l’importanza, citando Bowlby, della continuità delle cure, la domanda è: le famiglie odierne, con un altissimo tasso di disgregazione e spesso ricomposte o monocomposte, sono sufficientemente buone?

Una presa in carico transculturale

Per quanto riguarda la mia esperienza personale, essa riguarda sostanzialmente adolescenti stranieri ricongiunti o nati in Italia da genitori stranieri, presi in carico dal servizio di clinica transculturale presso cui svolgo il tirocinio di specializzazione a Milano. Le problematiche rilevate sono abbastanza caratteristiche e si sommano a quelle generali dell’adolescenza. Spesso sono concernenti la doppia appartenenza culturale delle seconde generazioni, che a volte implica un’inversione di ruolo se i figli si trovano a fare da mediatori tra i genitori e i servizi.

La presa in carico transculturale prevede che l’adolescente partecipi alle sedute in grande gruppo insieme agli altri membri della famiglia, al mediatore linguistico-culturale (che personifica il passaggio tra mondi) e al servizio inviante; in questa sede si ripercorre la storia della famiglia attraverso l’uso del genogramma e il progetto migratorio dei genitori, favorendo la negoziazione tra le varie istanze. Spesso, parallelamente, gli adolescenti seguono un percorso di psicoterapia individuale, secondo il modello a geometria variabile di Moro (Moro et al., 2009).

Il presente articolo è riproducibile, in parte o in toto, esclusivamente citando autore e fonte

(Silvia Noris – www.silvianoris.it)

 

BIBLIOGRAFIA

  • Bersani, M. (2017). Dacci oggi il nostro debito quotidiano. Strategie dell’impoverimento di massa. Roma: DeriveApprodi
  • Inglese, S. e Cardamone, G. (2017). Déjà vu 2. laboratori di etnopsichiatria critica. Paderno Dugnano (MI): Edizioni Colibrì
  • Moro, M.R. Et al. (2009). Manuale di posichiatria transculturale. Dalla clinica alla società. Milano: FrancoAngeli s.r.l.
  • Winnicott, D.W (1974). Gioco e realtà. Roma: Armando

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