“Divagazioni tra miti antichi e società iper-moderne” di Piero Coppo (Coppo e Consigliere, 2016) – un commento

Miti antichi e società iper-moderne

Ho letto “Divagazioni tra miti antichi e società iper-moderne” di Piero Coppo con molto interesse. Oltre a quando già scritto in un altro testo, aggiungo altre riflessioni e divagazioni in ordine sparso.

Ma quale pace?

miti antichi e società iper-moderne
Foto di bigfoot da Pixabay

“C’è una sorta di leggenda sulla pax minoica, dovuta al presunto regno della Dea Madre, una proiezione dell’immaginario europeo dei secoli passati che a un certo punto ha messo in campo l’idea di un Matriarcato storico e dell’equivalenza tra matriarcato e pace” (Coppo in Coppo e Consigliere, 2016).

Leggo e penso all’Europa, non tanto come continente, ma piuttosto come narrazione comunitaria di un’unione (europea appunto) che garantisce la pace tra i popoli dopo gli spargimenti di sangue della prima metà del ‘900.

La bella Europa

Europa anche come figura mitologica: sorella di Cadmo (padre di Agave e nonno di Penteo; fondatore mitico di Tebe, la stessa Tebe di Edipo…), è una bella principessa che viene rapita da Zeus e portata sull’isola di Creta. Qui, patria dei culti misterici, nascerà Minosse, mitico re di Creta e giudice dei morti nell’Ade.

Secondo il mito, è Europa che dà vita a Creta, generandone il re mitico e semidivino. Secondo la Storia invece, è la civiltà europea ad avere origine da quella minoico-micenea e dalla leggendaria pax minoica. Mi domando perciò che significato ha, per gli europei, una narrazione di questo tipo, se invece pare documentata la forte tradizione marziale e se “di fatto è a Creta che si deve guardare, se si vuole identificare l’origine della maggior parte delle armi che avrebbero in seguito dominato in Europa, quasi fino al MedioEvo”? (http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2013/01/pax-minoica-la-guerra-entra-nella.html).

E la Troika

Che significato simbolico ha, nell’immaginario europeo, il massacro greco chiamato Troika, seguito alla crisi economica iniziata nel 2009? Personalmente, se penso alle privatizzazioni selvagge che negli anni successivi hanno svenduto tutto, dagli aeroporti al Pireo, dai siti energetici a quelli archeologici, sento male dappertutto. Chissà cosa penserebbe Alekos Panagulis.

Partenogenesi 2.0

“Ne è piuttosto un’inconsapevole parodia, poiché si tratta piuttosto di una de-differenziazione promossa da altre istanze, non a guida umana; di una perversione della dinamica che porta i generi a essere complementari, a una diversità generatrice di cultura. […] Nell’Edipo di Freud ci sono due movimenti forti. Il primo è quello che sbarra la strada all’incesto con la madre impedendo il cortocircuito che imprigiona nella soddisfazione immediata del desiderio di fusione con lei. […] Sbarra quindi anche la strada alla tentazione partenogenetica della madre nella misura in cui, se manca il terzo, manca ciò che impedisce la fusione” (Coppo in Coppo e Consigliere, 2016).

Partenogenesi dunque, nascita in cui l’Uno genera da se stesso (più un quid di non umano). Come non pensare alle tecniche riproduttive oggi disponibili come imitazioni di una partenogenesi simil-divina? Dalla fecondazione artificiale a quella in vitro, dall’utero in affitto alla crioconservazione dei gameti la strada si allunga vertiginosamente, fino ad arrivare ai bambini con 3 genitori biologici. Fino ad arrivare alla donna 60enne che ha partorito una bambina per il figlio gay, tramite spermatozoo del compagno del figlio e ovocita della figlia (la nonna sarà anche la mamma, la zia sarà anche la mamma, il papà sarà anche il fratello).

Che tipo di umani sono questi, che traccia resterà nella loro memoria (biologica?) e nella loro storia di questa messa al mondo da semidei? Nella mitologia greca è Gea che da vita, per partenogenesi, ad Urano per poi unirsi a lui (figlio e marito) generando Titani, Ciclopi e altri figli e figlie. Che tipo di donne -umane e mortali- sono quelle che rincorrono tecniche e pratiche che l’immaginario associa alle divinità?

Vergini sacre

Cercando una risposta mi sono imbattuta nella recensione di Sarah Perini al libro “Partenogenesi. Il culto della nascita divina nell’antica Grecia” di Marguerite Rigoglioso:

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Foto di H. Newberry da Pixabay

«La tesi principale della Rigoglioso si articola intorno alla chiarificazione del ruolo sacerdotale delle sacerdotesse greche dedite alle pratiche partenogeniche in particolare: propone cioè che una classe sacerdotale femminile, e in particolare la figura della “vergine sacra”, possa aver avuto una posizione ben più rilevante nella fondazione della civiltà greca di quanto non si ritenesse in precedenza.

Più specificatamente, sostiene Rigoglioso, determinati ordini sacerdotali della Grecia antica erano specializzati nel tentativo di concepire nuove vite in svariati modi non-ordinari come elevata pratica spirituale; l’obiettivo specifico di tale pratica era il dare alla luce un eroe o un’eroina, una guida spirituale dotata di particolare talento o quello che si riteneva fosse un essere soprannaturale – un individuo che non si credeva potesse fare il suo ingresso nel mondo attraverso i “normali” canali sessuali; poiché si trattava di un’anima speciale, in qualche modo in grado di portare grandi benefici all’umanità, oppure di presentare o rinforzare particolari sistemi di valori per il genere umano» (http://www.universitadelledonne.it/partenogenesi.html).

Interessante anche la prospettiva psicoanalitica sul tema, ad esempio: https://www.psicoanalisi.it/osservatorio/3260/#.XisE3mhKhPY.

Umanità a guida non umana

Sempre a proposito della guida non umana, trascrivo parte dell’intervento di Giulietto Chiesa in PandoraTV News del 22 gennaio 2010: A Davos si celebra la liturgia neoliberista.

“Voglio dire che tutto quello che accade è ormai disumano, la parola giusta è questa, nel senso che quello che determina tutto è un insieme di fattori che non sono più sotto il controllo umano. Cioè, per esempio, il famoso spazio cyber, che è quello che ci circonda, cioè tutto il sistema della nuova intellighentia artificiale che dovrebbe dominare il pianeta, della velocità con cui avvengono i cambiamenti, tutte queste cose sono disumane. Il tempo nostro è stato cambiato dai cellulari, per esempio, interamente; per milioni ormai, miliardi di persone, noi siamo dominati dalla tecnologia, la guerra sarà dominata dalla tecnologia come già oggi, e così via discorrendo.

Quindi, perfino la finanza è dominata dalla tecnologia, mi scappa un po’ da ridere vedendo questi 3000 signori, che sono i più potenti del mondo, pare a prima vista, che si riuniscono in hotel a 5 stelle per rappresentare gli interessi di 2153 persone che, da sole, dispongono di maggiore ricchezza di quella che è a disposizione di 4,6 miliardi di popolazione del pianeta. E ci comunicano adesso, questi signori, che sono essi stessi prigionieri di una tecnologia disumana, che è quella dello sviluppo senza limiti, che stanno ulteriormente progettando; questi signori dicono che finalmente bisogna guardare il lato umano delle cose. Mi scappa da ridere mentre lo leggo, perché l’hanno scritto proprio loro, in questa edizione, bisogna guardare al lato umano delle cose, il che ci lascia pensare che fino ad oggi si sono occupati del lato disumano delle cose, cioè di loro stessi e dei loro interessi.

Bene, adesso ci dicono che guarderanno un po’ più di sotto, cioè dove siamo noi, e nel frattempo come vediamo in questa edizioni di Pandora, ci fanno vedere la commedia del grande scontro, mai avvenuto per altro, tra Greta Thumberg e Donald Trump, i giovani contro i vecchi, il clima come il problema centrale del pianeta. Nessuna  delle vere questioni che stanno alla base della crisi mondiale verrà affrontata  da questi signori.  Che ci presentano, coi loro maggiordomi del mainstream, la versione edulcorata e commediante -diciamo così- di quello che sta accadendo. Insomma, un vero insulto all’intelligenza collettiva. Questo si può fare impunemente, senza che nessuno rida, Dio ci protegga” (https://www.youtube.com/watch?v=8Z4L6ELyZpk).

Una lingua folle

“In altri termini: fino a che punto possiamo noi, così come altri gruppi, mettere in forma oggi gli umani che generiamo con intenzioni e progetti pensati, scelti e condivisi, ancorati ad ambienti, storie, tradizioni specifiche, ma pur sempre in grado di dialogare con altri nel rispetto e nel godimento delle diversità?” (Coppo in Coppo e Consigliere, 2016).

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Foto di Ryan McGuire da Pixabay

Vorrei per finire aggiungere una riflessione sul ruolo genitoriale in un periodo storico di crisi e sulla differenza generazionale delle lingue. Ebbene, la mia preoccupazione non è assolutamente quella di non conoscere la lingua (intesa in senso esteso e simbolico) dei miei figli. La mia preoccupazione riguarda piuttosto la consapevolezza che la mia lingua non corrisponde più alla lingua che sento attorno a me e che, di conseguenza, mi chiedo quale sia giusto (e possibile) trasmettere. Quella “del mondo”, che sento estranea e sospesa, o la mia, che però appare solidamente agganciata ad un mondo che non esiste più e che, soprattutto, non è condivisa con un gruppo? Perché il rischio è, a mio avviso, quello di trasmettere una lingua idiosincrasica, “folle” perché ha perduto la funzione comunicativa e rafforzativa di legami. E io, se possibile, vorrei evitarlo.

Il presente articolo è riproducibile, in parte o in toto, esclusivamente citando autore e fonte

(Silvia Noris – www.silvianoris.it)

 

BIBLIOGRAFIA

  • Coppo, P. e Consigliere, S. (a cura di, 2016). Rizomi greci. Atti del laboratorio mappe. Paderno Dugnano (MI): Colibrì Edizioni

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