Ripropongo qui un interessante articolo, anche se non sempre condivisibile, pubblicato su Internazionale il 9 maggio 2020 da Paul B. Preciado.
Segnalo che all’inizio c’è un errore di traduzione che mi è sembrato significativo: “pox” è smallpox (vaiolo), non chickenpox (varicella). Anche solo pensare che nell’ottocento ci si preoccupasse del vaccino per la varicella mi sembra paradigmatico della nostra epoca.
All’inizio di tutta questa faccenda coronavirus, a marzo 2020, avendo chiara la portata degli eventi a cui stavamo assistendo e il potente ritorno della biopolitica, alcuni colleghi avevano proposto di raccogliere tutte le informazioni disponibili in diversi ambiti di interesse e tenerne traccia in una sorta di diario, in modo da poterne poi fare collettivamente una elaborazione in senso clinico. Ecco, pur essendo perplessa sulla proposta avevo suggerito che il mio ambito potesse essere il potere. Mi è stato chiesto di chiarire cosa intendessi con potere in relazione al covid. La mia risposta è stata questa:
pensavo a tutto quello ha a che fare con l’esercizio del potere (subito o esercitato). In senso verticale (come ha detto Benasayang nel video dell’intervista della Feltrinelli: “una epidemia è il sogno di un tiranno”) potrebbero essere testimonianze che riguardano i vissuti di privazione delle libertà individuali, sentimenti di oppressione, episodi di soprusi da parte delle forze dell’ordine (esercitati o subiti), ecc. ecc. o dall’altro lato gesti di ribellione personale o proteste organizzate (anche all’estero). Ma ci sarebbero tante altre cose. In senso orizzontale, che è quello che a me interessa di più e da tempo immemore, può essere tutto quello che testimonia il processo per cui in determinate condizioni una persona “normale” si trasforma in “delatore”. Se ci immaginiamo uno scenario tipo Santiago del Cile 1973, per esempio, tutto quello che ha a che fare con il momento della scelta intima del lato da cui stare: denunciare il vicino di casa o nascondere un fuggitivo nel bagagliaio? Banalmente, anche episodi in cui si assiste a qualcosa di significativo senza intervenire, sentimenti di passività e paralisi, negazione indifferente, ecc.
Ho riletto questa email poco tempo fa e mi sono venuti i brividi.
Insieme all’articolo dell’Internazionale ripropongo alcune mie riflessioni sul tema, scritte in tempi non sospetti e ben precedenti alla questione coronavirus.