Femmine umane adulte

Noi, le lesbiche. Preferenza femminile e critica al transfemminismo.

“C’è spaesamento e un po’ di incredulità a dover scrivere «le donne, ovvero le femmine adulte umane, sono il soggetto del femminismo», ma tant’è: oggi non è più ovvio.”

Mi sono imbattuta in questo piccolo libro mentre annaspavo con angoscia e sconcerto in un panorama di dibattiti mediatico-politici da film dell’orrore. Mi sembrava impossibile non riconoscere nell’attualità un attacco al femminile di proporzioni galattiche, anche se sottile e sotto mentite spoglie, secondo la moda in voga nell’ipermodernità. Mi domandavo: «Se lo vedo così chiaramente io, che non sono mai stata femminista, come possono non vederlo le altre

La risposta di questo libro nasce dall’unione tra esperienza vissuta, individuale e collettiva, e teorizzazione politico-filosofica. Il lavoro a cinque mani delle autrici nasce infatti come esigenza di una chiara rivendicazione identitaria, dopo una serie di rotture e separazioni sul tema della maternità surrogata. La prima, in seguito all’approvazione della legge sulle unioni civili del 2016, segna un distacco dai discorsi maggioritari del movimento lgbt sulla stepchild adoption. Poi, nel 2017, la spaccatura interna di Arcilesbica, con una sezione minoritaria regolamentista che si allontana dall’associazione madre, radicalmente contraria. Infine, la clamorosa cacciata di Arcilesbica dalla storica sede del Cassero di Bologna, un ostracismo accompagnato dall’esposizione a violenta e pubblica gogna.

La prospettiva teorica è quella del femminismo lesbico, di cui vengono usate e rivendicate le parole, con una forte connotazione identitaria di chi condivide l’esperienza di essere nata femmina –da una madre- e di non essere accessibile al desiderio e al godimento maschile.

La presa di distanza dall’ideologia queer parte da un livello epistemologico, in cui viene contestato il paradigma costruttivista di un reale come esclusiva produzione del linguaggio-pensiero-desiderio. Se i significati di sesso –caratteristiche biologiche  riproduttive con cui si nasce- e genere –costrutto sociale che norma i ruoli di uomini e donne, non naturale e non immutabile- vengono invertiti, come avviene nei Principi di Yogyacarta del 2007, è il sesso ad essere una costruzione sociale. Ne consegue la dissoluzione del soggetto femminile in generale (essere donna è solo una performance), e delle lesbiche in particolare, oltre che della stessa esperienza omosessuale (il sesso biologico non conta, quindi le lesbiche non possono rifiutare il pene femminile delle donne trans) e transessuale (con significato differente da transgender).

La critica al transfemminismo, che sposta il soggetto da donna a maschio non convenzionale, prosegue sul piano concreto dai risvolti legislativi nella strenua difesa degli spazi -e sport- femminili, nel rifiuto di considerare la prostituzione come una forma di autodeterminazione e la maternità surrogata come libertà dai ruoli di genere.

Il filo rosso che attraversa il testo è dunque quello del limite, confine con cui ci si scontra e dove è necessario arrestarsi. Limite del principio di realtà, del corpo reale che si sottrae al dominio onnipotente della volontà e dei desideri, venduti alle masse come falsi diritti. Limite etico, che lambisce l’inviolabilità del corpo, il rifiuto della mercificazione del corpo femminile e delle sue funzioni, e della compravendita di neonati.

Una consapevolezza ben radicata e solida, frutto di studi e riflessioni secolari, riconosce l’attrattiva della copertura progressista per le persone di sinistra, immerse loro malgrado nella cultura neoliberista, in cui la soddisfazione di desideri passa per la rivendicazione di diritti. Ugualmente, per i movimenti giovanili la soggettività trans appare più trasgressiva rispetto a gay e lesbiche, divenuti ormai cittadini rispettati. L’identità di donna sembra acquisire valore (rivoluzionario) solo se portata da un uomo.

 “Se non è la vagina a fare la donna, dobbiamo pensare che sia l’amore innato per il colore rosa, per il tacco 12 e per i trucchi che costituiscono l’essenza delle donne?”

Il presente articolo è riproducibile, in parte o in toto, esclusivamente citando autore e fonte

(Silvia Noris – www.silvianoris.it)

Lascia un commento